Intervista a Mohamed Ghonim, autore di “Il segreto di Barhume“
(da «Il Resegone», 18 Aprile 1997)
Come si è integrato nella nostra comunità?
Sono figlio di due civiltà: quella faraonica e quella islamica. La prima mi ha insegnato a costruire materialmente, la seconda spiritualmente. Ho sempre creato il mio mondo dentro di me, quindi non mi sono mai sentito straniero in un altro paese. Inoltre, non percepisco uno scontro tra culture o civiltà. Se basate su valori profondi, queste culture non possono che incontrarsi in modo costruttivo.
Anche la sua duplice attività, ristoratore e scrittore, si può considerare figlia delle due civiltà?
In un certo senso, sì. I ristoranti che gestisco mi garantiscono una tranquillità economica, permettendomi di dedicarmi alla lettura e, soprattutto, alla scrittura.
Come avviene la realizzazione di una sua opera?
Io penso e scrivo in arabo. Poi traduco in italiano. Purtroppo, però, essendo l’italiano una lingua più povera rispetto all’arabo, talvolta mi è impossibile trasmettere al lettore il piacere di alcuni giochi di parole che in arabo risultano più ricchi e sfumati.
Quali sono le sue fonti ispiratrici?
Situazioni di dolore, problemi che affliggono il mondo, sempre letti e analizzati in senso universale. Un’altra grande fonte di ispirazione per me è la donna.
Cosa pensa della donna e del suo rapporto con l’uomo?
Nutro un profondo rispetto per la donna. È come un fiore che, per crescere bene, necessita delle amorose cure del giardiniere.
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