(d. bon.) L’incontro tra i popoli e il rapporto tra culture diverse hanno caratterizzato la sua vita. E lo scontro che caratterizza queste relazioni e la ricerca di uno spazio nel quale le persone possano vivere in pace, sono al centro dei suoi racconti.
È un viaggio senza fine quello di Mohamed Ghonim, scrittore egiziano trapiantato a Vercurago che nella sua ultima opera, intitolata «Il ritorno», riprende quel cammino lasciato in sospeso ne «Il segretodi Barhume», racconto pubblicato nel 1997 e adottato nei programmi di studio dell’università «La Sapienza» di Roma. Un cammino che a quasi dieci anni di distanza prosegue ne «Il ritorno», racconto pubblicato da Fara editore (prezzo di copertina 10 euro) nel quale l’autore si riallaccia alle vicende del volume precedente, descrivendo simbolicamente la perdita di identità e le ingiustizie generate dalla mancanza di comprensione reciproca. Una serie di elementi collocati volutamente in uno spazio e in un tempo non definibili e quindi universali, nell’ambito dei quali il rapporto tra nord e sud e quello tra oriente e occidente viene vissuto attraverso gli occhi di Barhume. È il suo sguardo, quello del protagonista che nel racconto precedente aveva intrapreso un cammino di ricerca e conoscenza sul modello di quello di Dante e Virgilio, a condurre il lettore attraverso un nuovo viaggio.
Sono i suoi occhi, ma anche il suo sforzo di conoscere l’uomo e di capirne le aspirazioni, a portarci attraverso il viaggio fino alla terra del padre, dove Barhume sta facendo ritorno dopo aver vissuto con la nonna materna, la maga Zendina. Un viaggio durante il quale incontriamo apparecchiature mediche così moderne da riuscire a vedere tutto ciò che accade nell’uomo, tanto da svelare addirittura le menzogne, ma anche villaggi nei quali le persone sembrano vivere in un’epoca lontana nel tempo.
Obiettivo dell’autore, è infatti quello di descrivere un mondo “universale”, che superi le divisioni tra stati, regioni e città, per arrivare a definire uno spazio nel quale non ci siano differenze tra gli uomini.«All’origine dei problemi tra i popoli – sottolinea infatti Ghonim – ci sono la povertà e le ingiustizie, che impediscono agli uomini di vedersi per ciò che la stessa natura e le stesse aspirazioni».realmente sono, cioè esseri viventi che hanno Persone che «vogliono semplicemente vivere in pace – prosegue l’autore – proiettate in un mondo fatto di guerre e divisioni».e che invece si trovano Da qui la ricerca di Barhume di un mondo fatto di convivenza e comprensione. «Un mondo al quale anche i mass media devono dare il proprio contributo -la sottolineatura finale di Ghonim – parlando anche di pace e comprensione, e non solo di guerre e incomunicabilità».
D.Bon – La Provincia di Lecco